Il Reliquiario della vera Croce, detto Stauroteca o Croce bizantina o Croce di Federico, è ritenuto dalla critica moderna un manufatto prodotto alla fine del XII secolo dall’opificio normanno di Palermo. La Croce evidenzia una preziosa descrizione iconografica sul recto e sul verso. Il recto presenta cinque medaglioni a smalto e sette placchette ornamentali a smalto: il disco centrale rappresenta Cristo sul trono, quelli laterali i quattro Evangelisti; le tre placche romboidali probabilmente l’Albero della Vita. Il verso presenta quattro medaglioni a smalto e una placca cruciforme a smalto: la piastra centrale rappresenta Cristo Crocifisso con quattro chiodi (iconografia del Patiens); il medaglione in alto rappresenta un arcangelo, forse Michele, i due laterali la Vergine sulla sinistra e San Giovanni Battista in atteggiamento intercessore sulla destra; il disco inferiore rappresenta un altare con i simboli della Passione, della Resurrezione e dell’Eucarestia.
La tradizione tramanda che nel 1222, in occasione della consacrazione della Cattedrale di Cosenza, Federico II donò al Capitolo della città “una reliquia del legno della Croce custodita in una croce aureo-gemmata”. Nonostante non si sia in possesso di un documento che ne attesti la veridicità, la critica ritiene l’evento verosimile in considerazione della politica federiciana di unità del Regno Meridionale e dei suoi rapporti con l’arcivescovo Luca Campano, promotore della ricostruzione e della consacrazione dell’edificio. In seguito ad una recente rilettura del Liber usuum Ecclesiae Cusentinae composto da Luca Campano nel 1213, si attesta l’uso di una croce-reliquiario nella liturgia del Venerdì Santo che fa riferimento alla Stauroteca e alla “crocetta d’oro” fatta baciare da Carlo V quando entrò nella città nel 1535, annoverata nel 1695 da G. B. Pacichelli tra le reliquie della Cattedrale.